lunedì 9 gennaio 2012

HO BISOGNO DI UN TOM TOM (o ne avevo) di Adriana Pasetto

Questo blog è nato con la volontà di dare uno spazio in più a tutti gli scrittori emergenti come me, che non trovano altrove grandi spazi e pubblicità: così ho passato il tempo parlando molto degli altri e poco di me, lasciando che il mio primo libro venisse pubblicizzato da altri, in altri blog o siti. Oggi esprimo per la prima volta i pensieri di quest'ultimo mese, riguardo all'editoria e alle reali possibilità degli esordienti.



Per necessità. sfogo o passione, ho sempre scritto, molto o poco a seconda dei periodi: quando ho deciso di radunare i miei scritti per inviarli alle case editrici non sapevo a cosa andavo incontro. Era un gioco o una sfida, nata senza grandi pensieri di successo.

Da quando il mio primo manoscritto è in vendita sono passati circa tre mesi: ho scoperto un piccolo grande mondo abitato da chi, come me, si sta avvicinando o si è già avvicinato al mondo dell'editoria; da chi, come me, pur sapendo che non vivrà di questa passione, prova a far conoscere i propri libri, soprattutto tramite il web. E incredibilmente ho scoperto una sotto-cultura, piuttosto vasta, di appassionati lettori che cercano e scovano le opere di scrittori emergenti, preferendo questi ultimi spesso ai grandi titoli internazionali e ai best-sellers.

Quando ho pubblicato il libro non conosceva le possibilità che il mercato poteva offrirmi, o meglio ero abbastanza certa che di possibilità non ce ne fossero: mi sarei accontentata di vendere qualche copia tra amici e parenti. Ma un libro pubblicato, per di più gratuitamente, è stata per me soprattutto una soddisfazione personale, al di là delle vendite e del guadagno economico, praticamente nullo. L'editoria non offre grandi spazi agli emergenti, puntando esclusivamente ad un guadagno che questi ultimi non sono in grado di offrire sulla breve distanza, ma specialmente non offre spazi pubblicitari e promozionali, che se già di per se' servono a chiunque. Ancora peggio, a mio modesto parere, è la richiesta, da parte di alcune case editrici, di un contributo economico: se è pur vero che anche le case editrici si assumono un rischio mettendo nel mercato un prodotto senza avere la certezza di un risultato positivo, credo anche che dovrebbero avere loro per primi fiducia in un'opera che ritengono ottima, tanto da essere pubblicata. Siamo certi che pagando si possa vendere di più?

Io per prima, grazie a questa esperienza e a questo blog, sto iniziando a leggere opere di scrittori emergenti e posso dirvi che fino ad ora "esordiente" non è sinonimo di meno capace, bravo o interessante, anzi.

E, per quanto riguarda le vendite, io sarò forse tra i tanti che avranno poi venduto dieci copie, eppure gioisco di alcune piccole soddisfazioni nel vedere recensioni positive o meno sul mio manoscritto o nel vedere che la mia opera è tra le più vendite dalla mia casa editrice e credo in fondo che questo sia lo spirito giusto per immergersi nel mondo della scrittura.

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