Lo stile di Massimiliano Cara è lontano da qualsiasi altro libro io abbia mai letto, e questo è certamente un punto a suo favore in un mondo editoriale che ogni giorno sforna milioni di titoli: duro, rozzo e talvolta scurrile, impudico, eppure così bene intonato a ciò che vuole rappresentare. Insomma, tutto questo per dire che in "9" suona bene anche una parola dal significato pessimo, perchè intonata con la storia e con i personaggi.
"9" è un treno, quello diretto a Terlì, o quello che dovrebbe essere un treno diretto a Terlì, che raccoglie lungo le stazioni i vari personaggi, tra cui Katia. E' attorno a lei che la vicenda si srotola, attorno a lei che gli altri personaggi iniziano ad essere raffigurati, attorno a lei che si spiega la stranezza di quel treno quando in un viaggio onirico si proietta indietro nel tempo, arrivando a conoscere le storie dei passeggeri precedenti. "9" è un treno che si ferma "dovunque ci siano persone da portare via": persone da portare via da una vita peccaminosa a volte e totalmente perversa altre: Don Gaetano, solito ad atti sessuali con cadaveri; il Professore, marito infedele; Cecilia vittima di abusi ripetuti dall'infanzia fino all'età adulta e così via. "9" è un treno in viaggio o un viaggio su un treno in cui i protagonisti si trovano non tanto a dover espiare i propri peccati quanto a prenderne almeno coscienza; l'ultima occasione per riflettere sulle proprie vite.
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