lunedì 19 marzo 2012

ANDRAI E TORNERAI (QUASI UN ROMANZO) DI Umberto Castagna




(versione e-book)


Umberto Castagna è nato a Siracusa. Laureato in Lettere Moderne e diplomato in giornalismo e radiofonia, ha insegnato materie letterarie. Alla sua grande passione per la storia ha dato un indirizzo preciso: la ricerca su personaggi ed eventi della storia religiosa, concretizzata in numerose biografie e saggi storici: Le grotte del Paradiso (1961), La roccia e lo spirito(1967), La parola è seme (1997), L’ultimo principe (1998), Losguardo nel futuro (2005), La cattedra a rotelle (2005), Nera fonte di luce (2007). Andrai e tornerai è il suo primo romanzo. 





INCIPIT: Nelle sere di primavera imparai ad amare la loro presenza aerea. Il cielo scolorava, il crepuscolo era ancora lontano, e apparivano.
Avevo sette anni, abitavamo in un appartamento al quarto piano sulla collina del Vomero, la nostra casa era il mio mondo, il balcone della sala da pranzo la mia terrazza sulla vita.
Si lanciavano in stormi immensi da destra e da sinistra, garrendo, le rondini. Partivano da di sa dove, le vedevo arrivare in schiere apparentemente disordinate in alto nel cielo, oscurandolo parzialmente.
Lassù componevano geometrie sempre diverse e di certo preordinate da un istinto nativo, si tuffavano verso le case (no, verso di me, capite? verso di me!) da altezze che mi apparivano enormi, riempivano la mia anima di bambino di grida gioiose, ripartivano.
Ripartivano verso l'alto e verso sinistra, le vedevo veleggiare verso la cupola della chiesa di san Gennaro, circondarla di nuove figure, danzando, e poi lanciarsi a disegnare contro l'azzurro del cielo forme complesse e rigorose, cantando di gioia.
Quanto mi hanno donato, quanto hanno contribuito a impastare la mia anima di amore per la vita, di gusto per la bellezza, di ammirazione per la natura, quei voli di rondini? Sono così vivi dentro di me i loro garriti che, se lo voglio, posso, anche senza chiudere gli occhi, senza immergermi nel passato, sentirli ancora.
Porto nella mia anima i voli di rondini che si intrecciavano su di me e sulla mia casa settant'anni fa.
E voi, le conoscete? No, forse no, forse non avete mai avuto l'esperienza di un volo di rondini, la città le ha cacciate, forse le ha uccise. E voi forse avete perduto una delle più umili e inebrianti conoscenze del mondo.
I loro voli furono invece tra le prime impressioni che si stamparono dentro di me, al mio arrivo, in quel lontano maggio del 1937 quando papà portò a Napoli la nostra famiglia, e io non avevo ancora compiuto sette anni.
Era maggio, le rondini avevano ripreso i loro voli primaverili e mi accolsero tra di loro. Mi accettarono.
Credo che avessero i nidi tra i rami degli alberi di via Scarlatti, di via Cimarosa e - più sicuramente - della Floridiana. Erano troppe per non aver bisogno di decine di alberi e di migliaia di rami.
Mentalmente le conto. Pensate: oltre settant'anni dopo sono in grado di rivederle. Però non posso contarle davvero, non avrei potuto farlo neppure allora, ma erano centinaia. Forse erano diversi stormi, che andavano, venivano, creavano le loro perfette geometrie celesti, nere com'erano contro il cielo, perfetto anch'esso nel suo azzurro struggente, e imprimevano nella mia anima un'indelebile immagine di bellezza.



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